“Non posso vivere senza pane”; “Toglietemi tutto tranne la pasta”; “Sono dipendente dalla pizza”: quante volte abbiamo sentito, e magari condiviso, affermazioni del genere? Prima ero io, più di un anno fa. Non è un’esagerazione, il glutine e lo zucchero del grano creano dipendenza. Più mangiamo, più desideriamo.
I cereali contengono infatti sostanze come l'amido che innescano lo stesso meccanismo delle droghe: lo zucchero stimola i centri del piacere, dell'appagamento e della gratificazione nel cervello, aumentando la secrezione di dopamina, l'ormone che contribuisce al nostro buon umore e benessere. Le scansioni della tomografia cerebrale (PET) mostrano anche che gli alimenti ricchi di zuccheri hanno esattamente lo stesso effetto sul cervello dell’eroina, dell’oppio o della morfina. Le ricompense neurochimiche ci spingono a comportarci come “tossicodipendenti”: la forza di volontà diminuisce e ignoriamo i segnali biologici che controllano la fame. Alla fine, entriamo in uno stato di astinenza, che ci porta a continuare a mangiare il cibo che ci ha dato (apparentemente) una buona sensazione.
Le proteine del glutine, da parte loro, si legano ai recettori degli oppiacei. L'effetto immediato è piacevole: meno dolore, meno ansia e una grande quantità di euforia. Peccato che, anche loro generino una dipendenza. Si stima che questo effetto ci abbia portato a consumare 440 calorie in più ogni giorno, ovvero la stessa quantità di calorie di una tavoletta di cioccolato. Il 30 per cento delle persone che rinuncia ai farinacei sperimenta quindi una “sindrome da astinenza”: stanchezza, confusione mentale, irritabilità e in alcuni casi tristezza e stanchezza. Gli individui più vulnerabili sono coloro che in precedenza sono stati soggetti al consumo compulsivo di alimenti contenenti grano. Niente paura, però: nel giro di 2-5 giorni la performance fisica ritorna ai livelli precedenti.
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