Quasi quattro decenni fa, i fratelli Frank e Cedric Garland entrambi ricercatori conosciuti soprattutto per aver dimostrato l'apporto benefico del sole nella lotta contro i tumori e per aver condotto una campagna contro l'uso delle creme solari, che impediscono di fare il pieno di vitamina D e non protegge la salute della pelle dai pericoli del melanoma. Contrariamente a quanto crediamo, numerosi studi dimostrano che le persone che si espongono al sole senza usare la protezione solare hanno meno probabilità di sviluppare il cancro rispetto a coloro che usano la protezione solare, e questo accade nei paesi in cui l’uso della protezione solare è incoraggiato.
Naturalmente, le scottature da sovraesposizione possono aumentare il rischio di cancro della pelle, ma se non sono coinvolte le scottature solari, non ci sono prove che l’esposizione causi il melanoma, quindi le parti del corpo che ricevono la maggior parte delle radiazioni sono meno colpite dai tumori. Inoltre, non è nemmeno sicuro se la pelle più chiara sia più vulnerabile: gli africani affetti da albinismo, ad esempio, hanno maggiori probabilità di soffrire di scottature solari e altre malattie della pelle, ma non sono soggetti a melanoma. D’altra parte, è stato riscontrato che la crescita del cancro della pelle è accelerata nelle persone con carenza di vitamina D.
I dati più completi sul melanoma e sulle scottature solari provengono da sei studi condotti in Nord America, Australia ed Europa, che hanno tutti messo in dubbio il legame tra esposizione al sole e melanoma. Tuttavia, si è riscontrato che coloro che si esponevano per lunghi periodi di tempo avevano un rischio leggermente inferiore rispetto a coloro che preferivano periodi di esposizione più brevi. A riprova, una ricerca pubblicata su The Lancet, la rivista scientifica sul cancro più prestigiosa al mondo, mostra che le persone che lavorano all’aperto hanno meno probabilità di sviluppare il cancro rispetto a quelle che lavorano al chiuso. Purtroppo avere la scrivania vicino a una finestra non conta: il vetro blocca i raggi UVB (i raggi "buoni", che abbronzano e stimolano la produzione di vitamina D), ma lascia passare gli UVA (i raggi "cattivi", che aumentano il rischio di cancro alla pelle).
Nell’aprile 2004, il dottor Michael F. Holick, professore alla Boston University, fu obbligato a rassegnare le dimissioni dopo aver pubblicato un libro che descriveva l’importanza dell’esposizione solare per aumentare la vitamina D. Oggi è considerato uno dei massimi esperti mondiali sulla vitamina D.
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