Migliaia di persone ogni anno si recano al pronto soccorso con forti dolori addominali: gli esami non forniscono alcuna indicazione per una diagnosi e non resta che tornare a casa con alcuni antidolorifici e talvolta anche antidepressivi.
Ecco, un'altra possibilità è che queste persone soffrano di sensibilità al glutine, che complessivamente è 30 volte più diffusa della celiachia, colpendo il 15% della popolazione mondiale.
Molti medici però non sanno che si può essere sensibili al glutine anche senza celiachia: se non sanno nemmeno fare la distinzione, figuriamoci prescrivere una dieta corretta.
In assenza di una diagnosi corretta, i pazienti continuano a soffrire di una vasta gamma di disagi: diarrea o stitichezza, anemia cronica, bruciore di stomaco e dolori addominali, mal di testa, stanchezza fisica, appannamento mentale, ipoglicemia, eczema e acne, bassa densità ossea.
I ragazzi possono avere difficoltà di concentrazione e di crescita, mentre i neonati hanno difficoltà a dormire, piangono frequentemente, soffrono di coliche e reflusso, stitichezza, feci maleodoranti e alito cattivo.
In caso di dubbio basta fare una prova pratica: smetti di mangiare grano per due settimane: se i sintomi scompaiono, sei sensibile al glutine. L’evidenza è che una volta reintrodotto, anche la malattia riappare.
Tuttavia, non commettere l’errore di passare ad alternative senza glutine poiché ciò risolverà solo parzialmente il problema. Nella stragrande maggioranza dei casi, pane, pasta e dolci alternativi sono ancora ricchi di zuccheri e amido, creando dipendenza, facendo ingrassare, provocando picchi di zucchero nel sangue e stimolando l'appetito. Ad essere onesti, non sembrano ne anche così appetitosi.
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